Nicolò Tomaini

C’è una costante nella ricerca artistica di Nicolò Tomaini (nato nel 1989 nella provincia di Lecco) che fin dai suoi esordi ritorna ed emerge con la dovuta veemenza; è come un’ossessione che, anche se è sempre portata con una certa attenta vena ironica non può che lasciare, per lo meno nei fruitori più sensibili, un profondo disagio e un forte senso di angoscia. All’origine di questa sensazione c’è purtroppo da rinvenire, amaramente, un elemento scatenante tutt’altro che confortevole, e cioè il fatto che dalle sue opere affiora e viene resa visibile la triste realtà della nostra condizione.

È una realtà a dire il vero neppure troppo celata o sottile, ma alla quale c’è il forte rischio di finire con l’abituarsi. Per vero fin dalla fine degli anni ’60, forse anche prima, la critica più profonda e radicale aveva cercato di mettere le mani avanti sui rischi che il capitalismo, nella sua necessità di reggersi su una crescita sempre più accelerata, stesse tentando di impadronirsi del controllo totale dei corpi viventi attraverso la sua arma più subdola e perniciosa: la tecnologia.